Il fascino del cavallo e la relazione tra umani e cavalli sono per me una costante fonte d’ispirazione. Il genere umano ha addomesticato il cavallo per uso pratico — come fonte di sostentamento, bestia da soma, strumenti di guerra e simboli di prestigio — eppure è l’immagine archetipa di un cavallo che galoppa libero che affascina più profondamente la nostra immaginazione. La nostra lunga storia con i cavalli è, secondo me, un punto di riferimento quando si considera la più ampia relazione tra gli esseri umani e il mondo naturale, con la sua complessità e contraddizioni. I cavalli stessi sono creature del paradosso; le loro charatteristiche che comprendono la forza e la sensibilità si legano al mio interesse nel concetto di opposti complementari.

Percepisco l’arte come uno strumento per documentare tanto quanto per esprimere. La cusiosità e un’interesse nel realismo mi hanno portato ad approfondire l’anatomia, la biomeccanica e l’etologia equina, poiché non solo ammiro la loro nuda bellezza, ma vorrei comprendere la loro vera natura e colmare la distanza che ancora esiste tra noi e loro. Che io stia osservando i pony pottok selvatici nel nord dell’Estremadura in Spagna, o tenendo nelle mie mani uno zoccolo preservato per esaminarlo, l’esperienza diretta è immensamente preziosa. Imparare è un percorso che dura tutta la vita, un atteggiamento che mantengo anche nel mio sviluppo artistico.